Dramm intimi
viso lungo; attraversavano in punta di piedi tutta l' infilata delle stanze oscure sino al salotto dove ora il marito dell' inferma, in piedi, fra un
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giorni neri — la morte di sua madre, l' agonia del marito, la faccia grave e preoccupata di quel medico che era venuto un'altra volta, il tic-tac di
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sull'uscio della cucina. — Zitti tutti? — esclamò il Canonico, pallido come il berretto da notte. — Lasciatemi sentire. E si mise dietro l' imposta della
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sbagliare la strada! L'altro, invece, no. Il tramvai era là di certo, dietro quella fila d'olmi scapitozzati, che non si vedeva ancora per la nebbiolina
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che partoriva. Il dottore aveva un bel chiamarsi in disparte Marcantonio, e dirgli il fatto suo. L' altro rispondeva, mordendosi le mani: — Cosa posso
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che mi sembrano gai e festosi in questa bella giornata d'inverno. L'occhiata lunga e calda che mi lanciaste nel vestibolo, sirena! e la furberia con
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; lo so. L'avete ancora quel serpentello d'oro al braccio? Come mi farebbe bene una bella chiacchierata con voi, di quelle chiacchierate che sapete fare
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inconsciente che l' agghiacciò sulla soglia. — Mamma — chiese Bice — chi c'è ancora? — Nessuno, figlia mia. — Ah!... Statti con me allora. Non mi lasciare
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ride della scienza. Io non ci ho altro da prescrivere qui: Recipe. — L'inverno a San Remo o a Napoli. L'estate a Pegli o a Livorno. Una scappata a Roma
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sgridava perchè passava le mattinate in chiesa a salvarsi l' anima e perdere il corpo. Parlava di semplici raffreddori. In realtà entrambi pensavano ad
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della partenza. Bice le rivolse uno sguardo scrutatore e impallidì chinando tosto gli occhi. Quando fu l' ultimo momento, alla stazione, erano commosse
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